Filosofia dell’amore


Piattaforma problematica per «Archivio di Filosofia / Archives of Philosophy» 2025

A cura di Francesco Paolo Ciglia e Gabriella Caponigro

Nei vasti e multiformi universi dell’umano, l’amore si presenta come un fenomeno contrassegnato da una fisionomia fortemente polimorfica. Ad un approccio di carattere fenomenologico, infatti, l’amore sembrerebbe assumere modalità di volta in volta differenziate all’interno dei molteplici scenari che compongono gli orizzonti dell’umano. Le diverse fenomenologie dell’amore arrivano a toccare gli abissi esistenziali più profondi, dove sembrano giocare ruoli cruciali nell’ambito dell’interrogazione ultima sul senso complessivo dell’esistenza. Le fenomenologie dell’amore risultano attestate con chiarezza e con un peso consistente nei diversi scenari etico-relazionali dell’umano, dove caratterizzano una ricca gamma di legami affettivi, come quelli che intercorrono fra uomo e donna, o fra genitori e figli, nella differenziazione tra la figura paterna e quella materna. Si pensi ancora alle relazioni affettive con altre figure parentali (fraternità o «sorellanza») o extra-parentali (amicizia). Le fenomenologie dell’amore risultano attestate anche in numerosi scenari operativi, promuovendo un’ampia serie di azioni concrete, dall’accudimento neonatale o infantile alla cura per il prossimo, dall’opera di misericordia e di pietà per l’altro fino ad arrivare all’azione intesa nelle sue declinazioni estetiche, poetiche ed artistiche. Dall’amore scaturisce, in certi casi, la forza propulsiva che unisce gli uomini in forme associative e comunitarie, designando atteggiamenti di concordia e di solidarietà fra gli esseri umani. Le fenomenologie dell’amore estendono il loro raggio di azione fino alla dimensione religiosa, marcando in profondità il legame che intercorre fra Dio e l’uomo. Negli orizzonti biblici ebraico-cristiani l’amore si radicalizza nelle modalità del comando, e, nelle sue forme agapiche e caritatevoli, si intreccia in una relazione, altamente problematica, con i fenomeni della kenosi e del sacrificio, e con l’orizzonte della morte. Ora, a queste e a tante altre manifestazioni fenomeniche dell’amore, corrisponde un’altrettanta varietà di significati che la filosofia ha tentato, brancolando, di scrutare, interpretare e comprendere con risultati più o meno aporetici. La diversità e l’inesauribilità di letture di quest’idea tratteggiano, nel complesso, un profilo identitario tutt’altro che lineare e monolitico tanto che, nell’orizzonte storico-filosofico della tradizione occidentale, l’idea di amore si presenta come una delle più controverse.

La polimorfia di questo termine sembra, dunque, aver dato luogo a tensioni speculative irriducibili e a binomi conflittuali. Si pensi, in primis, al confronto fra eros e logos: l’amore sarà compreso ora come scaturigine stessa del pensiero filosofico (filo-sofia, amore di sapienza) e strumento privilegiato della conoscenza, ora come l’alternativa radicale alla logica, o scadendo, in negativo, nelle regioni dell’irrazionalità, oppure costituendosi, in positivo, come uno scandalo per il pensiero e una follia per la ragione, molto più lucidi e sapienti della razionalità puramente logica. L’idea di amore potrà essere intesa come una forza armonizzatrice e unitiva oppure come una tensione divisiva fondata sul bisogno e sull’imperfezione; come ricerca del bene o come desiderio di possesso; come impegno morale e devozione verso l’altro oppure come volontà di potenza, trasposizione del narcisismo del soggetto e allargamento dell’egoismo; come amore intellettuale o come amore naturale, come benevolenza o come concupiscenza.

Gli interrogativi speculativi che insorgono non appena ci accostiamo alla nebulosa semantica dell’amore si moltiplicano: quale ruolo gioca la nozione di amore nel complesso rapporto fra identità e differenza, tra fusione e distinzione, fra complementarità e tensione oppositiva? Quale rilevanza assume quest’idea all’interno della dinamica trinitaria, oggetto privilegiato di speculazioni teologico-dogmatiche, ma anche capace di attrarre e affascinare la ricerca puramente filosofica? Come potrà configurarsi la questione dell’amore all’interno della tensione che sussiste fra mistica speculativa e mistica affettiva? Quale significato attribuire al complesso e cruciale binomio costituito da eros eagape, e alle questioni che si dipanano dal rapporto fra l’amore dell’uomo e l’amore di Dio? Fondamento dell’amore è il bisogno finito o il desiderio di vincere la morte e di trascendere i limiti? L’amore è perdita di sé o guadagno di identità? I forti contrasti ermeneutici appena evocati ci interrogano sull’adeguata recezione filosofica dell’idea di amore, che è stata spesso spinta ai margini della tradizione filosofica ed è stata oggetto, in certi casi, di evidenti riduzioni e deformazioni concettuali. Questa raccolta di saggi si propone di riflettere sulla pregnanza speculativa dell’amore, confrontando le prospettive teoriche relative ai differenti universi geo-linguistici e storico-culturali che hanno variamente denominato e compreso questo termine arricchendolo, via via, di infinite sfumature semantiche, tanto nella nostra civiltà occidentale (ahavah[ הבהא ]/eros/filia/agape/caritas/amor/etc.) quanto nelle diverse civiltà extra-occidentali (Oriente, Africa, Americhe).

La ricerca che si intende promuovere mirerà a valorizzare la polimorfia delle manifestazioni e dei significati dell’amore, evitando di incasellarlo in formule statiche, che si pretendono esaustive e conclusive. Si tratterà di capire, infine, se esiste una verità dell’amore che possa offrire significati universalmente validi per l’esistenza stessa dell’uomo e per l’interrogazione sul senso.

Termine per l’invio dei contributi: 30 giugno 2025

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